Documento originale: http://emoglen.law.columbia.edu/publications/dcm.html
Uno spettro si aggira sul capitalismo multinazionale, lo spettro della libera informazione. Tutte le potenze del ``globalismo'' hanno fondato una non-santa alleanza per esorcizzarlo: Microsoft, Disney, l' Organizzazione del Commercio Mondiale, il Congresso degli Stati Uniti e la Commissione Europea.
Quali sono i sostenitori della libertà nella nuova società digitale che non sono stati chiamati con disprezzo pirati, anarchici, comunisti? Non ci siamo resi conto che molti di quelli che accusavano fortemente erano solo ladri al potere, il cui ricorso alla ``proprietà intellettuale'' non era niente di più che un tentativo di mantenere privilegi ingiustificabili in una società in cambiamento irrevocabile? Ma è riconosciuto da tutti i Poteri del Globalismo che il movimento per la libertà è a sua volta un Potere, ed è il momento di pubblicare le nostre visioni in faccia al mondo intero, per fronteggiare questa favola da bambini dello Spettro della Libera Informazione con un Manifesto nostro.
Attraverso il mondo, il movimento per la libera informazione annuncia l'arrivo di una nuova struttura sociale, nata dalla trasformazione della società industriale borghese, trasformata dalla tecnologia digitale di sua stessa invenzione.
La storia di tutte le società esistenti fino ad oggi rivela una storia di lotte di classe.
Uomini liberi e schiavi, patrizi e plebei, signori e servi, superiori e dipendenti, borghesi e proletari, imperialisti e subalterni, in una parola, oppressori e oppressi, in costante opposizione gli uni con gli altri, portati ad un combattimento ininterrotto, ora nascosto, ora aperto, uno scontro che è spesso sfociato in una ricostituzione sociale rivoluzionaria o nella rovina comune delle classi contendenti.
La società industriale appena emersa dall'espansione mondiale del potere Europeo non è riuscita a fare a meno dell'antagonismo di classe. Ha però instaurato nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta al posto di quelle esistenti in passato. Ma l'epoca della borghesia ha semplificato l'antagonismo di classe. La società intera sembra divisa in due grandi campi ostili, in due grosse classi, direttamente opposte l'una all'altra: Borghesia e Proletariato.
Ma la rivoluzione non è avvenuta ma laddove la ``dittatura del proletariato'' si è instaurata o ha detto di essersi instaurata, si è dimostrata incapace di istituire libertà. Invece, la tecnologia ha assicurato al capitalismo una misura di consenso. Il moderno operaio nelle società avanzate si innalza nel progresso dell'industria, piuttosto che cadere sempre più profondamente sotto le condizioni di esistenza della sua classe. La miseria non si è sviluppata più rapidamente della popolazione e della prosperità. L'industria razionalizzata in stile Ford non ha trasformato i lavoratori industriali in proletari estremamente poveri, ma in consumatori di massa della produzione di massa. Civilizzare il proletariato era parte del programma di auto-protezione borghese.
In questo modo, l'educazione universale e la fine dello sfruttamento del lavoro minorile non erano più classificabili come l'odiato programma di un rivoluzionario proletario, ma lo standard della moralità sociale borghese. Con l'educazione universale, i lavoratori diventano colti per quanto riguarda ciò che potrebbe stimolarli al consumo addizionale. Lo sviluppo delle registrazioni sonore, della telefonia, delle immagini in movimento e il broadcasting radio/televisivo hanno cambiato i rapporti dei lavoratori con la cultura borghese, alterando però profondamente la cultura stessa.
La musica, ad esempio, attraverso la storia umana è stata un non-bene acutamente deperibile, un processo sociale che avveniva in un determinato luogo e tempo, consumata sul momento da persone che erano indistintamente differenziate tra consumatori e autori. Dopo l'adozione delle registrazioni, la musica divenne un prodotto non deperibile che poteva essere trasportato attraverso lunghe distanze ed era necessariamente alienato da coloro i quali lo producevano. La musica diventa, come articolo di consumo, un' opportunità per i suoi nuovi ``proprietari'' di dirigere la nuova "classe del consumo di massa" verso consumi addizionali, di creare desideri, di guidare la sua richiesta in direzioni che garantiscono profitto ai proprietari. Stesso dicasi per le immagini in movimento, media completamente nuovo, che nelle decadi ha ri-orientato la natura della cognizione umana, catturando una frazione sostanziale di ogni giornata del lavoratore per la ricezione di messaggi che ordinano il consumo addizionale. Innanzi agli occhi di ogni bambino passano decine di migliaia di pubblicità all'anno, riducendo in una nuova forma di vassallaggio il bambino liberato dall'obbligo di curare una macchina di produzione: ora essi sono compulsivamente impegnati alla cura dei macchinari del consumo.
Così le condizioni della società borghese sono diventate meno strette, maggiormente in grado di contenere la salute creata da esse. Così l'epidemia assurda di ricorrente sovrapproduzione è stata curata. Non c'è mai troppa civilizzazione, non ci sono mai troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio.
Ma la borghesia non può esistere senza il rivoluzionamento costante degli strumenti di produzione, senza il cambiamento delle relazioni di produzione e con esso la mutazione di tutte le relazioni nella società. L'epoca borghese si distingue dalle precedenti per il costante rivoluzionamento della produzione, il disturbo ininterrotto di tutte le condizioni sociali, l'incertezza permanente e l'agitazione. Tutte le relazioni fisse, con i loro treni di vecchi e venerabili pregiudizi e opinioni, sono spazzate via, tutte quelle appena formate diventano antiquate prima di consolidarsi. Corpi solidi che evaporano nell'aria.
Con l'adozione della tecnologia digitale, il sistema di produzione del consumo di massa supportato dalla cultura del consumo di massa dava alla luce nuove condizioni sociali dalle quali nasce una nuova struttura di antagonismo di classe.
La borghesia, tramite il rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione e l'immensa facilità di comunicazione, porta tutte le nazioni, anche le più barbare, alla civilizzazione. L'economicità dei suoi beni è l'artiglieria pesante con cui abbatte tutte le muraglie Cinesi, con cui forza alla capitolazione l'odio intensamente ostinato dei barbari verso gli stranieri. Costringe tutte le nazioni, facendo leva sulla paura dell'estinzione, ad adottare la sua cultura e i suoi princìpi di proprietà intellettuale; le costringe ad introdurre ciò che chiama civilizzazione, ovvero a diventare borghesi loro stesse. In una parola, crea un mondo a sua immagine e somiglianza. Ma i suoi stessi strumenti di comunicazione e cultura stabiliscono le modalità di resistenza che sono girate contro di lei.
La tecnologia digitale trasforma l'economia borghese. I beni dominanti nel sistema di produzione (gli articoli del consumismo culturale che sono sia beni venduti che istruzioni al lavoratore su cosa comprare e cosa no) insieme a tutte le altre forme di cultura e conoscenza hanno ora costo zero. Chiunque può trarre beneficio da tutte le opere di cultura: musica, arte, letteratura, informazioni tecniche, scienza e ogni altra forma di conoscenza. Si dissolvono le barriere dell'ineguaglianza sociale e dell'isolazione geografica. Al posto della separazione e dell'autosufficienza locale e nazionale, abbiamo legami sociali in ogni direzione, interdipendenza universale delle persone. Come nella produzione materiale, così in quella intellettuale. Le creazioni intellettuali di individui diventano proprietà comune. La moderna società borghese, con le sue relazioni di produzione, di scambio e di possesso, una società che ha cospirato un così titanico modo di produrre e scambiare, è come l'apprendista stregone che non è più in grado di controllare i poteri del mondo che ha evocato con le sue magie.
Con questo cambiamento, l'uomo è infine costretto a fronteggiare sobriamente la propria reale condizione di vita e le relazioni con il suo genere. La società si confronta con il semplice fatto che quando chiunque può possedere ogni lavoro intellettuale di bellezza e utilità (guadagnandone tutto il valore umano di ogni incremento di conoscenza) allo stesso costo del possesso dello stesso, non è più morale escludere. Se Roma avesse avuto il potere di sfamare ampiamente tutti ad un prezzo non maggiore dell'affamare Cesare e qualcuno fosse rimasto senza cibo, il popolo avrebbe spazzato via Cesare con veemenza. Ma il sistema borghese di proprietà richiede che la conoscenza e la cultura vengano razionate dalla possibilità di pagare. Le forme alternative tradizionali, compresa l'associazione volontaria tra chi crea e chi supporta, rese nuovamente disponibili dalla tecnologia dell'interconnessione, sono costrette a competizioni ineguali con il sistema di comunicazione di massa della proprietà, insuperabilmente potente. Quei sistemi di comunicazione di massa sono a loro volta basati sull'appropriazione dei diritti comuni del popolo sullo spettro elettromagnetico. In tutta la società digitale le classi di lavoratori della conoscenza (artisti, musicisti, scrittori, studenti, persone che lavorano nel campo tecnologico e coloro che cercano di guadagnare nelle loro condizioni di vita dalla copia e modifica dell'informazione) sono radicalizzate dal conflitto tra quello che sanno essere possibile e quello che l'ideologia della borghesia li costringe ad accettare. Al di fuori di questa discordanza sorge la coscienza di una nuova classe e col suo elevarsi ad auto-coscienza inizia la caduta della proprietà.
L'avvicinarsi della società digitale, il cui involontario promotore è la borghesia, sostituisce l'isolamento dei creatori dovuto alla competizione con la loro rivoluzionaria combinazione, dovuta dall'associazione. I creatori di conoscenza, tecnologia, cultura, scoprono di non avere più bisogno di una struttura di produzione basata sulla proprietà e di una struttura di distribuzione basata sulla coercizione del pagamento. L'associazione e il suo modello di produzione anarchico senza proprietà, rende possibile la creazione di software libero, attraverso il quale i creatori ottengono il controllo della tecnologia di produzione futura. [1] La rete stessa, liberata dal controllo di fornitori di servizi e altri proprietari di banda, diventa il luogo di un nuovo sistema di distribuzione, basato sull'associazione tra parti senza controllo gerarchico, che sostituisce il sistema coercitivo di distribuzione di tutta la musica, i filmati, e altri beni. Le università, le biblioteche e le istituzioni affini diventano alleate della nuova classe, interpretando il loro ruolo storico di distributori di conoscenza che richiede loro di offrire accesso sempre più completo alla conoscenza a tutti, liberamente. La liberazione dell'informazione dal controllo della proprietà libera il lavoratore dal ruolo impostogli di custode della macchina. L'informazione libera consente al lavoratore di non investire il suo tempo nel consumo della cultura borghese, col suo invito sempre crescente allo sterile consumo, quanto piuttosto nel coltivare la sua mente e le sue abilità. Sempre più consapevole del suo potere creativo, egli cessa di essere un partecipante passivo nel sistema di produzione e consumo in cui la società borghese lo ha intrappolato.
Ma la borghesia, ovunque abbia messo mano, ha posto fine a tutte le relazioni feudail, patriarcali, idilliache. Ha lacerato e separato senza pietà i legami feudali che univano un uomo ai suoi ``superiori naturali'', non lasciando altro nesso tra uomo e uomo se non il nudo interesse personale, il cosiddetto ``cash payment''. Ha annegato le più paradisiache estasi di fervore religioso, di cavalleresco entusiasmo, di filisteico sentimentalismo nelle acque ghiacciate del calcolo egoistico. Ha convertito il valore personale in merce di scambio. E al posto di innumerevoli e realizzabili libertà ha inserito questa singola, incoscente libertà: Il Libero Commercio. In una parola: lo sfruttamento, velato da illusioni politiche e religiose, spoglio, svergognato, diretto, brutale sfruttamento.
Ovviamente, contro l'imminente liberazione delle classi operaie, il cui accesso alla conoscenza e il cui potere d'informazione trascende il precedente ruolo, stretto, di consumatori della cultura di massa, il sistema di proprietà borghese gioca le sue ultime carte. Con il suo strumento preferito, il Libero Commercio, la proprietà cerca di portare alla crisi profonda di sovrapproduzione che un tempo temeva. Occupata a intrappolare i creatori nel loro ruolo di consumatori giurati, la proprietà borghese cerca di tramutare la deprivazione materiale di alcune parti del globo in una fonte di beni economici con cui corrompere per riportare alla passività culturale non i barbari, bensì il suo stesso bene più prezioso, gli educati lavoratori tecnologici delle società più avanzate.
A questo stadio lavoratori e creatori formano ancora una massa incoerente sparpagliata su tutto il globo, rimanendo divisi dalla loro mutua competizione. Ogni tanto i creatori ne escono vincitori, ma solo temporaneamente. Il frutto vero delle loro battaglie non consiste nel risultato immediato, ma nell'unione sempre crescente. Detta unione è aiutata dai mezzi di comunicazione migliorati, creati dall'industria moderna, e questo mette in contatto uno coll'altro lavoratori e creatori provenienti da luoghi differenti. Era proprio questo contatto ad essere necessario per centralizzare le numerose lotte locali in una battaglia nazionale tra classi. Ma ogni lotta di classe è una lotta politica. E tale unione, che considerando gli scarsi mezzi a disposizione ha richiesto secoli ai borghesi del Medio Evo, richiede pochi anni ai moderni lavoratori della conoscenza, grazie alla rete.
Non solo la borghesia ha forgiato le armi che le porteranno la morte; ha anche dato vita agli uomini che imbracciano tali armi, la classe operaia digitale, i creatori. Possedute le capacità e le conoscenze che creano valore sia sociale che di scambio, resistendo alla riduzione allo stato di merce, capaci di produrre collettivamente tutte le tecnologie di libertà, questi lavoratori non possono essere ridotti al ruolo di appendici della macchina. Dove una volta ignoranza e isolamento geografico legavano i proletari all'esercito industriale del quale erano componenti indistinguibili e sempre a disposizione, i creatori che prendono collettivamente controllo della rete di comunicazioni umane mantengono la loro individualità, offrendo il valore del loro lavoro intellettuale attraverso una varietà di accomodamenti più favorevoli al loro bene comune e alla loro libertà, di quanto il sistema della proprietà borghese avesse mai concesso loro.
Ma il successo dei creatori nello stabilire un'economia genuinamente libera è direttamente proporzionale al rinforzo da parte della borghesia della struttura di produzione e distribuzione coercitiva, giustificata con la sua supposta preferenza per i ``liberi mercati'' e il ``libero commercio''. Nonostante sia preparata in ultimo a difendere con la forza privilegi che dipendono dalla forza, comunque venga mascherata, sulle prime la borghesia cerca di reimporre la coercizione mediante il suo strumento di compulsione preferito, le istituzioni della sua legge. Come l'ancien régime in Francia credeva che la proprietà feudale potesse essere mantenuta dalla forza conservatrice della legge, nonostante la modernizzazione della società, così i proprietari della cultura borghese si aspettano che la loro legge sulla proprietà fornisca un muraglione difensivo contro le forze che essi stessi hanno risvegliato.
Ad un certo stadio di sviluppo dei mezzi di produzione e di scambio, le condizioni in cui la società feudale produceva e scambiava e l'organizzazione feudale di agricultura ed industria manifatturiera, in una parola le relazioni feudali di proprietà, divennero non più compatibili con le forze produttive già sviluppatesi; diventarono delle tagliole. Si doveva spazzarle via; furono spazzate via.
Al loro posto si sostituì la libera competizione, accompagnata da una costituzione politica e sociale adatta e dal controllo politico ed economico della classe borghese. Ma la ``libera competizione'' non era niente più di un'aspirazione della società borghese, che sperimenta costantemente l'intrinseca preferenza capitalista verso il monopolio. La proprietà borghese ha semplificato il concetto di monopolio, negando, ponendo ad un livello di adattamenti pratici, il dogma di libertà inconsistentemente proclamato dalla legge borghese. Così, nella nuova società digitale, i creatori stabiliscono delle forme di attività economica genuinamente libere e il dogma della proprietà borghese entra in conflitto attivo col dogma della libertà borghese. Proteggere la proprietà intellettuale richiede la soppressione della tecnologia libera, che significa la soppressione della libertà di parola. Il potere dello Stato è impegnato a proibire la creazione libera. Viene impedito a scienziati, artisti, ingegneri e studenti di creare o condividere conoscenza, quando le loro idee insidiano la proprietà dei proprietari nel sistema di produzione e distribuzione culturale. È nelle corti dei proprietari che i creatori trovano più evidente la loro identità di classe; è lì, coerentemente, che il conflitto comincia.
Ma la legge della proprietà borghese non è un amuleto magico contro le conseguenze della tecnologia borghese: la scopa dell'apprendista stregone continuerà a spazzare e il livello dell'acqua ad alzarsi. È nel dominio della tecnologia che finalmente avverrà la sconfitta della proprietà, così come i nuovi modi di produzione e distribuzione distrussero le tagliole della legge fuori moda.
Tutte le classi precedenti che hanno avuto il potere hanno cercato di fortificare il loro stato già acquisito assoggettando la società intera alle loro condizioni di appropriazione. I lavoratori della conoscenza non possono divenire maestri delle forze produttive della società tranne che abolendo il loro precedente modo di appropriazione e conseguentemente anche ogni altro precedente modo di appropriazione. Loro è la dedizione rivoluzionaria alla libertà: all'abolizione della proprietà sulle idee, alla libera circolazione di conoscenza, alla restaurazione della cultura come il simbolico bene comune che tutti gli esseri umani condividono.
Ai proprietari della cultura diciamo: Siete orripilati dalla nostra intenzione di eliminare la proprietà privata sulle idee. Ma nella vostra società, nove decimi della popolazione ne fanno già a meno. I datori di lavoro si appropriano immediatamente di ciò che i loro subordinati creano; datori di lavoro che reclamano il frutto dell'intelletto altrui tramite i brevetti, il copyright, il segreto industriale ed altre forme di ``proprietà intellettuale''. L'inalienabile diritto delle persone allo spettro elettromagnetico, che può consentire a tutti di comunicare e imparare uno dall'altro liberamente, a capacità quasi inesaustibile per costo nominale, è stato portato via dalla borghesia ed è restituito sotto forma di articoli di consumo (cultura broadcast, servizi di telecomunicazione) per i quali si paga salato. La loro creatività non trova sfogo: la loro arte, la loro musica, la loro arte oratoria sono affogate dal benestare della cultura capitalista, amplificato dall'oligopolio del ``broadcasting'', prima del quale si supponeva rimanessero passivi, consumando piuttosto che creando. In breve, la proprietà che reclamate è il procedimento del furto: la sua esistenza per i pochi è semplicemente dovuta alla sua non esistenza nelle mani di chiunque altro. Ci riprendete, quindi, per l'intento di fare a meno di una forma di proprietà la cui condizione necessaria di esistenza è l'inesistenza per la stragrande maggioranza della società.
È stato obbiettato che con l'abolizione della proprietà privata sulle idee e sulla cultura tutte le opere creative cessereano per mancanza di ``incentivi'' e saremo colpiti da una pigrizia universale.
Quindi, non ci sarebbero state musica, arte, tecnologia, apprendimento prima dell'avvento della borghesia, la sola ad assoggettare la totalità della conoscenza e della cultura al contante. Faccia a faccia con l'avvento della produzione libera e della tecnologia libera, con il software libero e il risultante sviluppo della tecnologia della libera distribuzione, questa argomentazione semplicemente nega i fatti visibili e inispiegabili. Il fatto è subordinato al dogma secondo il quale i metodi che hanno brevemente caratterizzato la produzione intellettuale e la distribuzione culturale durante il breve periodo fiorente della borghesia sono detti l'unica struttura possibile, a prescindere dalle prove portate sia dal passato che dal presente.
Quindi diciamo ai proprietari: l'errata concezione che vi induce a trasformare in leggi eterne di natura e di raziocinio le forme sociali emergenti dal vostro modo di produzione presente e dalla vostra attuale forma di proprietà (relazioni storiche che sorgono e spariscono nel processo di produzione) la condividete con ogni classe dominante che vi ha preceduto. Quello che vedete chiaramente nel caso della proprietà antica, quello che ammettete nel caso della proprietà feudale, vi è ovviamente proibito ammetterlo nel caso della vostra stessa forma di proprietà borghese.
Le nostre conclusioni teoriche non sono in alcun modo basate su idee o princìpi che sono stati inventati, o scoperti, da questo o da quell'aspirante riformatore universale. Esse esprimono meramente, in termini generali, le reali relazioni create da un'esistente lotta di classe, da un movimento storico in azione sotto i nostri stessi occhi.
Quando le persone parlano di idee che rivoluzionano la società lo fanno esprimendo il fatto che dalla vecchia società sono stati creati gli elementi di una nuova e che la dissoluzione delle vecchie idee avviene pacificamente con la dissoluzione delle vecchie condizioni di esistenza.
Noi, i creatori della società della libera informazione, intendiamo estorcere dalla borghesia, gradualmente, i patrimoni condivisi dell'umanità. Intendiamo riesumare l'eredità culturale rubataci sotto l'egidia della ``proprietà intellettuale'', così come il mezzo di trasporto elettromagnetico. Siamo attivi nella lotta per la libertà di parola, di conoscenza, di tecnologia. La misura in cui avanziamo nella lotta sarà ovviamente differente paese per paese, ma quanto segue sarà applicabile più o meno ovunque:
Con questi e altri mezzi, dedichiamo noi stessi alla rivoluzione che libera la mente umana. Distruggendo il sistema di proprietà privata sulle idee, portiamo all'esistenza una società veramente giusta, in cui il libero sviluppo di ognuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti.
* Professore di Legge, Columbia University Law School.
1 Il movimento del software libero si è avvalso di programmatori di tutto il mondo (pagati e non) fin dai primi anni '80 per creare il sistema operativo GNU/Linux e il software relativo che può essere copiato, modificato e redistribuito da tutti i suoi utenti. Questo ambiente tecnico, ora onnipresente e competitivamente superiore ai prodotti dell'industria del software proprietario, libera gli utenti dei computer dalla monopolistica forma di controllo tecnologico che avrebbe dovuto dominare la rivoluzione dei personal computer per come la prevedeva il capitalismo. Spostando la produzione proprietaria del più potente monopolio del mondo, il movimento del software libero mostra che l'associazione dei lavoratori digitali è in grado di produrre beni migliori, per la distribuzione a costo nominale, di quanto la produzione capitalista possa fare nonostante gli ``incentivi'' creati dalla legge sulla ``proprietà intellettuale'' creata dai proprietari.
©Emanuele Rocca, 2005
Verbatim copying and distribution of this entire translation is permitted in any medium, provided this notice is preserved.